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ALFREDO, ALFREDO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 dicembre 1972
 
di Pietro Germi, con Dustin Hoffman; Stefania Sandrelli; Carla Gravina; Saro Urzì; Duilio Del Prete (Italia, 1972)
 
Bisognerebbe sapere che cosa ha voluto fare, esattamente, Pietro Germi. Una commedia brillante, distensiva, "all'italiana" con garanzie di qualità che provengono dalla lunga e più che onorevole carriera del proprio autore? Oppure: un'analisi di costume uno studio psicologico, una pittura d'ambiente, un libello in favore della legge divorzista, uno scherzo antifemminista? Nel primo dei casi, ALFREDO, ALFREDO è un buon film, una illustrazione intelligente abbastanza misurata, divertente, ritmata, recitata con professionale sapienza dal fin troppo sapiente Dustin Hoffman, da Stefania Sandrelli e da Carla Gravina. E' un'opera, che messa a confronto con la massa dei film del genere fatti in Italia (e altrove) si distingue per l'abilità della costruzione della sceneggiatura, per la facilità nella pittura, per la maturità della visione. Se volete un'etichetta: è un ottimo film commerciale.

Se Germi, invece, ha inteso scrivere un'opera apparentemente leggera, ma in effetti seria, introspettiva, con pretese di critica del costume, di discorso portato su di un piano generale, critico, allora il suo è un film abbastanza mediocre. Mediocre perché evasivo, costellato da cadute se non proprio di gusto per lo meno di coerenza di linguaggio, di concessioni spettacolari che si potevano evitare, anche senza voler fare un film austero.

Se il film di Germi è uno dei migliori esempi di commedia all'italiana, pensate allora a cosa era la commedia americana. Se il film di Germi è intelligente rispetto a gli altri film del genere, confrontatelo con delle commedie di Lubitsch, o di Preminger, o di Hawks. Non sul piano del gusto, che può essere cambiato dalle mode, dagli ambienti, dalla cultura. Ma su quello della fattura, del linguaggio, che rimane sempre lo stesso, almeno nel suo significato più importante. Su quello dell'equilibrio, della perfezione, di quel linguaggio, della compiutezza di tutti quegli elementi che concorrono a creare il prodotto cinematografico finito. C'è poco da stare allegri.


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