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COPPIE INFEDELI
(L'ESCAPADE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 dicembre 1974
 
di Michel Soutter, con Marie Dubois, Philippe Clévenot, Antoinette Moya, Georges Wod, Jean-Louis Trintignant (Svizzera, 1974)
 
Il fascino discreto del cinema svizzero, per quanto tempo ancora? I quadretti di vita pulita, annegata nel benessere. Le campagne ordinate, i ritmarsi delle stagioni, le città esteticamente livellate, gli spazi minacciati dal progresso, i villaggi ordinati, il treno che sfila nel verde (un bell'elemento spazio - temporale), gli alberghi con le targhe dell'autmobile club sulla porta, gli interni dei caffè squallidamente espressivi ed essenziali. L'ultimo film di Tanner, LE MILIEU DU MONDE (su un gradino superiore e non ancora giunto da noi) e questo Soutter, legittimano la domanda, soprattutto questa terza opera dell'autore di JAMES OU PAS e di LES ARPENTEURS.

Perchè la caratteristica di Soutter, oltre a quella in comune con gli altri maggiori cineasti svizzeri di mostrarci il malessere del nostro paese sotto la vernice ben nota dell'agio ordinato (materiale e spirituale) è quella di portare le sue storie su un piano al limite del realismo. Dove la credibilità dei personaggi e delle loro reazioni è appesa al filo sottile della poesia. Sottile ed incerto: perchè i dialoghi rarefatti anche se impregnati di delicato homour, i silenzi prolungati ad arte, le psicologie appena abbozzate, e gli sviluppi del racconto ellitticamente costruito sono tutte cose piene di fascino, ma anche fragili.

Infatti, nella prima parte del film, quando allo spettatore non è ancora chiara la vicenda, tutto procede sul filo di quella poesia. I personaggi sono sospesi nel vuoto, al limite della spontaneità, ed è questo vuoto che assicura la giustificazione del loro modo di agire. Inseriti in un ambiente scelto con intelligenza e con grazia, questa s'incanala naturalmente: si pensi alla partenza per il congresso, all'incontro con la donna, alla visita del funzionario del censimento.

E' quando il gioco diventa scoperto, quando comprendiamo ormai l'intera struttura della costruzione (un uomo tradisce per caso la propria compagna, questa fa altrettanto, ed al termine si ritrovano) che lo stile di Soutter sconfina nell'artificio. Appare allora la fragilità dell'aneddoto, l'impossibilità di portare il discorso su un piano più vasto, il calcolo del procedimento.

Tutto funziona ancora: per noi svizzeri, ed anche per gli altri, il valore espressivo, insospettabile fino a qualche anno fa, della nostra realtà riesce ancora a significare delle vicende. Specie se selezionato con la delicata semplicità che è propria delle inquadrature di Soutter. E se è sostenuto, alleggerito, dall'arte di un dialogo spiritoso ed imprevedibile. Ma le scadenze sembrano vicine: questo COPPIE INFEDELI, con tutta la sua grazia di film da godersi, mi pare fatto apposta per segnalarle.


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