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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 marzo 1979
 
di Alberto Lattuada, con Marcello Mastroianni, Nastassia Kinsky, Francisco rabal, Barbara De Rossi (Italia, 1978)
 

Nastassia Kinsky è ovviamente seducente, ringraziando anche la sua verdissima età portata con comprensibile spavalderia. Ancora meglio di lei, a nostro modesto avviso, la sua amica dai capelli neri, nel film aggressiva compagna di stanza, della quale ignoriamo il nome.

Soddisfatta la curiosità che attira al film di Lattuada il novanta per cento degli spettatori, possiamo anche occuparci del film. Lattuada è l’ex-regista a riposo, tolto forse per il ruolo nel quale eccelle di scopritore di ninfette. Opere come II cappotto, Il mulino del Po, Guendalina o anche I dolci inganni e Lettere di una novizia rimangono un bel ricordo. Detto ciò, Così come sei potrebbe anche esser peggio. Il suo autore non è certamente un pornografo, e nemmeno un uomo di cattivo gusto. Il film è solo un po' fumettone, ingenuo, sentimentale, innocuo, impotente, ridicolo. Sì, anche ridicolo.

Quando l’irsuto Mastroianni, che fa di tutto per sembrare maturo di mente ma non troppo di fisico, si mette di traverso sul letto con la bella Nastassia, e i due si addormentano nelle mille pose del riposo post-operatorio, beh, lì certo, Lattuada si prende almeno per Fidia o Canova. Lì, certo, Lattuada si compiace beato dei propri risultati di scultore dell'erotismo cinematografico nell'Italia liberata. Per il resto il film è soltanto innocuo, con questo povero Marcello che teme di essere il padre della Nastassia e quindi non sa se andarci assieme o no. Con l’abituale Morricone che ci sviolina dentro implacabile, non lasciando al film un istante d’invocato silenzio.

Film come questo sono anche utili, sotto certi aspetti. Riescono, per esempio, a farci comprendere come si possa fotografare bene, dirigere gli attori decentemente, montare correttamente, avere una storia e una sceneggiatura non certo geniali ma nemmeno impossibili, eppure finire con le ossa rotte. Perché? Perché lo sguardo cinematografico di Lattuada è corretto, ma qualunque.

Quando vuol farci sentire l'emozione degli amanti che devono separarsi, li fa uscire sul balcone della mansarda (buona, quella della mansarda delle studentesse, proprio sopra Piazza della Signoria a Firenze, gli avranno fatto un affitto di favore?). Li sistema uno da una parte dell'inquadratura, e uno da quella opposta. In mezzo ci mette la cupola del Duomo. Non proprio in mezzo, perché altrimenti sarebbe simmetrico, e queste cose le sanno anche i tecnici che non bisogna farle. Poi, aspetta che passi uno stormo di piccioni controluce, plaf, plaf, plaf, Morricone per una volta teneva la musica un po' bassa. Poi, dice agli attori, dai, prendete un atteggiamento cosiddetto intenso. E via, prima lui, poi lei, primo piano e zoomata in avanti. Conclusione, totale su Piazza della Signoria, Morricone alza il volume. Lattuada non è cattivo, credetemi, e non è nemmeno pornografo, a questo punto non so se sia un bene o un male.

Solo, il cinema non ha più voglia di farlo, forse perché non ne ha più bisogno. Oppure non ne è più capace. Insomma, se vi interessa l'erotismo cinematografico, andate a vedere i film di Walerian Borowczyk; Interno di un convento, per esempio. Sì, lo so che suona male. Ma quello ci sa fare, Lattuada sembra la réclame dei baci Perugina.


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