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FATTO DI SANGUE FRA DUE UOMINI PER CAUSA DI UNA VEDOVA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 febbraio 1980
 
di Lina Wertmüller, con Marcello Mastroianni, Sofia Loren, Giancarlo Giannini (Italia, 1978)
La qualità al cinema, ormai non premia più. Per dieci franchi di biglietto, ci mancherebbe altro, avete diritto a qualcosa di ben fotografato, ben illuminato, ben inquadrato, musicato e almeno discretamente interpretato. È la ragione per la quale dei film come quelli di Lina Wertmüller, regista che si può senza dubbio definire dignitosa o intelligente, non hanno più significato alcuno. La stelletta, lo avrete compreso, è un omaggio alla dignità degli intenti: ma per vedere eventualmente questi film che di originale (?) non hanno ormai più che la lunghezza del titolo, si può anche restare a casa. La televisione trasmetterà un vecchio Mankiewicz. FATTO DI SANGUE è dunque ben fotografato: la Sicilia generosa e contraddittoria, come la storia che si vuol raccontare, i templi eterni, le messi dorate e ondeggianti che incorniciano la sensualità della vedova nera che passa col carretto. Indomabile, fiera e sensuale: a chi piace Sofia Loren dai tempi della CIOCIARA, incollata a queste definizioni come il Vesuvio sopra i portacenere, consiglio vivamente di andare a vedere il film. Confesso di non averla mai potuta soffrire, anche il critico non vive di sola imparzialità: dietro agli stracci sporcati la sera prima dalla costumista (qui vende carbone, cavandolo da un buco nero con una carrucola, figuriamoci) non son mai riuscito a vedere oltre il ginecologo di Ginevra, la cucina modello sulle pagine di Grazia ed il figlio col soprabito che arriva per terra.

Riconosco quindi che FATTO DI SANGUE non è soltanto eseguito con buon mestiere, contiene anche delle idee. Giannini che è il mafioso emigrato in America, e Mastroianni che è l'avvocato socialista un po' ingenuo e trombone ma anche generoso e a modo suo lucido, rappresentano due delle non infinite possibilità che sono offerte al siciliano per uscire dalla propria condizione. E, non a caso, muoiono ambedue nelle braccia della Loren (che è un po' l'anima autentica del popolo, un po' come l'Elvezia che sta dietro al nostro due franchi), consolati contemporaneamente dal suo amore impotente.

Cosa volete che vi dica? Le idee, al cinema, si trasmettono non con le intenzioni sulla carta. Ma con la qualità delle immagini. E qui, la qualità delle immagini trasmette soprattutto la preoccupazione della regista di far opera di "buon gusto", di illustrazione inappuntabile, di recitazione che metta in valore i nomi che gli sono stati affidati. A fare, insomma, del buon spettacolo: qualcosa cioè che non è più sufficiente per convincere la gente ad impazzire attorno ad un cinema per trovarsi un posteggio.


   Il film in Internet (Google)
  Film dello stesso regista

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