A PROPOSITO DI DAVIS (INSIDE LLEWIN DAVIS) |
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di Ethan e Joel Coen, con Oscar Isaac, Carey Mulligan, John Goodman, Justin Timberlake
(Stati Uniti, 2013)
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Nell'universo surreale e poetico ma sempre innovativo dei due grandi fratelli del cinema americano si distinguono egualmente vari filoni. La rivisitazione dei generi: il poliziesco MILLER'S CROSSING, il letterario NON E' UN PAESE PER VECCHI?, il western IL GRINTA, l'autobiografico A SERIOUS MAN, lo spionaggio BURN AFTER READING, il fantastico BARTON FINK, il noir THE BARBER. Ma pure la diversità del tono: grottesco e crudele in FARGO, delirante e spassoso in BURN AFTER READING -A PROVA DI SPIA, irriverente e sfrontato in THE BIG LEBOVSKI. A PROPOSITO DI DAVIS (INSIDE LLEWIN DAVIS) è al contrario tenero e melanconico dietro il suo aspetto da falso biopic e di raffinato esercizio di stile. Nel Greenwich Village degli Anni Sessanta, vita e scarsi miracoli del cantante folk Dave van Ronk, uno dotato ma decisamente sfigato, l'eterno perdente simile a molti eroi dei Coen, dignitoso e cocciuto nel suo rifiuto di quel briciolo di opportunismo indispensabile alla carriera. Magari irritante, ma al quale è difficile non voler bene; anche se si trastulla a rincorrere il gatto dei vicini sfuggitogli di mano, piuttosto della gloria che sta per baciare chi gli suona accanto, i Bob Dylan, Joan Baez, Joni Mitchell, Simon & Garfunkel
Crudele e divertito al tempo stesso, A PROPOSITO DI DAVIS vive di questo equilibrio instabile, del tutto simile alla tragicomica fatalità che condiziona il suo protagonista. Come tentato dalla vena scombinata e disincantata che contraddistingue da sempre l'universo degli autori; ma poi sfumando, inoltrandosi per le road movie da solitudine su sfondo di neve sporca, autogrill semideserti e tanto freddo per l'artista senza cappotto. Per conservare sorrisi e tenerezze all'interno di quella serie sconsolante di equivoci e malesorti, i Coen si servono allora della cornice magica offerta dalla loro maturità espressiva. Non solo gli attori sembrano crederci sempre, ma è la fotografia con la sua trasparenza incantata a tentare di illuderci una volta ancora nella forza del Sogno. A premiare il film è poi l'aderenza perfetta a un'epoca, dall'attenzione maniacale per la copertina di un 33 giri a quel profumo semi impegnato dei locali mitici del Village. A prova di un rispetto per la sua musica che ha pochi confronti, le canzoni sono eseguite nella loro totalità e sempre in diretta; con il protagonista Oscar Isaac che, pur non essendo un professionista, ne evidenzia l'allusione poetica in un'aderenza toccante.
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