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AMERICAN HUSTLE - L'APPARENZA INGANNA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 13 gennaio 2014
 
di David O. Russell, con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Jeremy Renner, Robert De Niro (Stati Uniti, 2013)
 
Appena laureato da tre Golden Globe che lo avviano al meglio verso gli Oscar (per le sue due protagoniste Amy Adams e Jennifer Lawrence e come Miglior Commedia) AMERICAN HUSTLE - L'APPARENZA INGANNA è il miglior film a tutt'oggi di David O. Russell. Un film clamoroso: nei due significati dell'aggettivo qualificativo.

Clamorosa fu la storia nel New Jersey degli Anni Settanta. Una coppia di truffatori (quasi) infallibili (Christian Bale e Amy Adams) si vedori costretti da un agente dell'FBI in cerca di gloria (Bradley Cooper) a una collaborazione sempre più azzardata: corrompere il sindaco (Jeremy Renner) e incastrare il superboss della Mafia ( Robert De Niro) allo scopo di smascherare alcuni intoccabili senatori del Congresso. Il tutto condito dal rischio di un'ulteriore mina vagante, l'ingestibile moglie tradita del protagonista (Jennifer Lawrence).

E clamorosa è la resa degli attori. Come racconta Christian Bale, gran parte del film è stata improvvisata: a chi segnalava al regista che una certa replica modificava completamente il senso della storia, Russell si limitava a rispondere di odiare le sceneggiature e d'interessarsi esclusivamente dei suoi personaggi. Vero o presunto, il risultato (inevitabilmente mortificato dal doppiaggio italiano) di questa fede forse sconsiderata finisce fra vette superlative: strepitose quelle di Jennifer Lawrence e Amy Adams, che si muovono fra gli eccessi del film a colpi strepitosi di mutazioni espressive e anche psicologiche, scollature abissali e minigonne aderenti. Con un Bale ingrassato di 18 chili, Renner sindaco con il ciuffo alla Elvis Presley e un De Niro al meglio delle sue incerte prestazioni negli ultimi dieci anni che non intendono sottrarsi alla sfida.

Da AMORI E DISASTRI a THE FIGHTER e IL LATO POSITIVO il cinema di Russell è sempre stato in bilico fra ambizione autoriale e timore di abbandonare le strade maestre del successo; situazioni e personaggi sopra le righe, esplosioni debordanti e poco rispettose delle regole grammaticali più che ideologiche. Più controllato, ma certo non più di tanto, AMERICAN HUSTLE parte un po' sul vago per imporsi a dir poco con foga; al pari della sua volontà di debordare nell'accumulo espressivo programmato, l'ambizione è però sempre presente. Rifare Scorsese con la sua volontà di scoperchiare ambiguità e manipolazioni del Sogno americano. Senza rinunciare però alla passione per il grottesco e al rischio dello strampalato; dalle parrucche impossibili alle crisi di nervi e le tentazioni ansimanti, perlomeno quelle permesse dall'intransigente censura casalinga.

Se costruzione e ritmi non sono sempre dei più limpidi, le citazioni musicali sono splendide, da Duke Ellington a Sinatra, da Ella Fitzgerald a Tom Jones, David Bowie, i Bee Gees e Led Zeppelin. Poiché il film, quasi lo dimenticavamo, conquistati come siamo dal fascino dell'energia forsennata dei suoi protagonisti è uno specchio sagace e istruttivo degli eccessi ambigui e perversi di un'epoca e di una filosofia. Della disinvoltura più o meno allegra di un sistema che l'attualità che stiamo vivendo di certo non contraddice.


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