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BIG EYES Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 19 gennaio 2015
 
di Tim Burton, con Amy Adams, Christoph Waltz. Danny Huston, Terence Stamp (Stati Uniti, 2014)
 
Nessuno dimentica il grande visionario gotico del cinema moderno. La fede nelle fiabe, nella diversità, nella fragilità, dell'autore di BATMAN, lo spasso sfrontato e politicamente lucido di MARS ATTACK!, la meraviglia del rifugio in compagnia di Johnny Depp nel fantastico delirante e tenero di SLEEPY HOLLOW o di SWEENY TODD.

Ma a partire da ALICE IN WONDERLAND, che pure si prestava ovviamente al caso, in poi sembra ormai chiaro che a Burton non interessa più (o più non gli riesce) quel genere di spazio poetico. BIG EYES è certo un film piccolo che, come uno dei suoi capolavori, ED WOOD, non solo è una biografia, ma abbandona l'universo della fiaba, per rappresentare dei personaggi veri, rivolgendosi all'intimo, anche di sé stesso; ai propri interrogativi quale artista, di aspirante a una purezza infantile minacciata dalla mistificazione di ciò che gli sta accanto.

Chiara diventa allora la scelta di questa storia autentica della pittrice Margaret Keane che nella San Francisco degli Anni Sessanta conquista un successo altrettanto immenso degli occhi malinconicamente spalancati che raffigurati in tutti i suoi soggetti infantili. Con un distinguo non indifferente. Che fu il marito a farsi credere autore dei quadri, usurpando una fama divenuta nel frattempo internazionale; e prima di un processo che permise alla moglie di rivelare, ma quanto tardivamente, come stavano in effetti le cose.

Il nuovo Tim Burton si dilunga con encomiabile attenzione in questo spaccato di un'epoca pop che non disdegnava di commercializzarsi su poster e accendini; ci mette pure del suo, nella cura cromatica affidandosi ai fedeli pastelli verdini e rosatelli, nelle scenografie con l'infilata di casette nei sobborghi e gli interni da casa delle bambole. Ma Christoph Waltz gigioneggia, speculando senza limiti sul rimando al suo mellifluo, indimenticabile personaggio in BASTARDI SENZA GLORIA. In quanto alla remissiva protagonista Amy Adams, fresca di Golden Globe e già prenotata all'Oscar, al sottoscritto ricorda troppo Doris Day perché mi riesca l'identificazione al suo slancio pre femminista cosi pazientemente atteso.


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