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COUP DE CHANCE
COLPO DI FORTUNA (UN)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 23 dicembre 2023
 
di Woody Allen, con Lou de Laâge, Valérie Lemercier, Melvil Poupaud, Niels Schneider, Sara Martins (Francia, 2023)
 

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Gli ammiratori del più grande e duraturo fra i comici del cinema contemporaneo si tranquillizzino; Woody Allen ha finalmente deciso di compiere lo storico passo. Giunto al suo cinquantesimo lungometraggio, ha abbandonato le cadenze del Dixieland e degli Standard americani che immancabilmente s'insinuavano alle spalle del bianco e nero dei suoi titoli di testa. Senza abbandonare per questo il suo amore per il jazz;  ma ricorrendo ad alcuni maestri di una decina d'anni posteriori, il sound indimenticabile del Modern Jazz Quartet, il pianoforte di Herbie Hancock, la tromba di Nat Adderley o di Freddie Hubbard.

Non solo, ovviamente. Superando lo scoglio non indifferente degli anni 88, Woody sembra dar sfogo a un'altra delle proprie passioni dalle alterne fortune: le trasferte per il Vecchio Continente, che gli devono ricordano la sua giovanile ammirazione per un flegmatico come  Ingmar Bergman. Dopo l'unica riuscitagli sghemba, quella romana di TO ROME WITH LOVE del 2012, a quella più ispirata e indimenticabile, la Gran Bretagna di MATCH POINT nel 2005.

Girato di nuovo in una Parigi dalle sembianze quasi turistiche, COUP DE CHANCE (UN COLPO DI FORTUNA) dimostra quanto Woody Allen non abbia dimenticato MATCH POINT. Dove aveva genialmente traslato il suspense tortuoso dI quell' imbroglio britannico in una riflessione di straordinaria disinvoltura sui capricci imprevedibili dettati dalla passione e, ancor più, dal caso. Girato in francese con attori francesi ecco allora una commedia romantica che arrischia, ma soltanto arrischia, di farsi attirare nel poliziesco affidandosi alle leggi del caso..

Fanny (una rivelazione la fresca Lou de Laage incredibilmente a suo agio) vive in armonia perfetta nel lussuoso andazzo parigino con il marito Melville Poupaud un pò tanto sicuro di sè. Così, nella presunta passione, dove il caso che da sempre alimenta il cinema di Woody Allen avrà libero sfogo, sarà  apparentemente un disinvolto ex compagno di liceo e scrittore fallito a mescolare le carte.

Sarà soprattutto la mitica leggerezza di tono della scrittura dell'indomabile cineasta a condurre le danze: tra la lussuosa banalità degli ambienti e dei discorsi, nel contrasto con la fragile inconsistenza di un nuovo amore. Sognata o realizzata, ma condotta ad arte melanconica dall'eterno giovane Woody..

* Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagalli

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Admirers of contemporary cinema's greatest and most enduring comedian may rest assured; Woody Allen has finally decided to take the historic step. Now in his 50th feature film, he has abandoned the Dixieland and American Standard cadences that invariably crept in behind the black and white of his opening credits. Without abandoning his love of jazz for that; but resorting to some masters of a decade later, the unforgettable sound of the Modern Jazz Quartet, Herbie Hancock's piano, Nat Adderley's trumpet, or that of Freddie Hubbard.

Not only that, of course. Overcoming the not inconsiderable obstacle of the '88s, Woody seems to give vent to another of his passions with alternating fortunes: touring the Old Continent, which reminds him of his youthful admiration for a phlegmatic like Ingmar Bergman. After his only successful, awkward one, the Rome of TO ROME WITH LOVE in 2012, to his most inspired and unforgettable one, the Great Britain of MATCH POINT in 2005.

Filmed again in an almost tourist-like Paris, COUP DE CHANCE shows how Woody Allen has not forgotten MATCH POINT. Where he had ingeniously translated the twisty suspense of that British imbroglio into an extraordinarily nonchalant reflection on the unpredictable vagaries dictated by passion and, even more, by chance. Filmed in French with French actors, here then is a romantic comedy that dares, but only dares, to be drawn into the detective story by relying on the laws of chance.

Fanny (a revelation the fresh Lou de Laage incredibly at ease) lives in perfect harmony in the luxurious Parisian setting with her somewhat self-confident husband Melville Poupaud. Thus, in the supposed passion, where the chance that has always fuelled Woody Allen's cinema will have free rein, it will apparently be a nonchalant former high school friend and failed writer who will stir the pot.

Above all, it will be the mythical lightness of tone of the indomitable filmmaker's writing that will lead the dances: amidst the luxurious banality of the settings and speeches, in contrast to the fragile insubstantiality of a new love. Dreamt of or realised, but artfully conducted by the eternal young Woody

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