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SI APRE MERCOLEDI CON WOODY ALLEN IL FESTIVAL DI CANNES
TANTI GRANDI NOMI E UNA BELLA GRANA
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 maggio 2016
 
 
Con l'ultimo Woody Allen s'inaugura mercoledi il Festival del cinema di Cannes. Che la presenza di CAFE SOCIETY sia fuori competizione è comprensibile, ma terribilmente significativa. Perchè uno dei più grandi autori del cinema moderno non si rimette in gioco a ottant'anni (eh si, il piccoletto più geniale dai tempi di Charlot è nato il 1mo dicembre 1935). E poiché, alla sua terza apparizione a Cannes con il film d'apertura, dopo HOLLYWOOD ENDING (2002) e MIDNIGHT IN PARIS (2011), un cineasta di tale impronta autoriale giunge a Cannes con un film finanziato da Amazon. Ovvero: ecco la Mecca del grande cinema, quella che destinava finora soltanto alle grandi sale cinematografiche del mondo intero l'esordio prioritario, quasi snobistico, del proprio enorme effetto mediatico e di marketing, eccola accogliere per la sua proiezione più onorifica un altro Eldorado. Ma dai calcoli totalmente opposti. Ecco il gigante della vendita online, dei visionamenti non più su grande schermi ma, nel migliore dei casi, su blue-ray, e nel peggiore sul cellulare che ha prodotto il film: e ne controlla di conseguenza tutto il processo distributivo. Una rivoluzione: che il mondo del consumo audiovisivo, seguirà con attenzione a dir poco inquieta.

Per sollevare lo spirito degli habitués della Croisette con dettagli meno prosaici ma ahimè sempre più determinanti non è (come d'obbligo con i film dell'autore) che di Café Society sia trapelato granché. Con quasi una cinquantina di pellicole alle spalle e dopo essere stato uno dei più deliziosi pittori di New York, dal 2005 di MATCH POINT e con l'eccezione di WHATEVER WORKS (2008) Woody ha indagato altre atmosfere: da Londra a Barcellona, poi Parigi, Roma, San Francisco, la Costa Azzurra, la Rhode Island e ora Los Angeles. Cambiamenti di clima che, tolto quello romano, sono sempre risultati salutari; e questa full immersion nella Hollywood degli Anni Trenta dovrebbe confermare la regola. Grazie all'ausilio magistrale delle tinte e delle illuminazioni di Vittorio Storaro, Allen è infatti andato a scovare vecchie sale cinematografiche ancora scampate alle ruspe e angoli preservati della sua nuova città fiamma per ambientarvi l'ironia romantica vissuta da Jesse Eisenberg e Kristen Stewart. Vista la sorprendente, splendida maturità espressiva acquisita in SILS MARIA dall'eroina adolescenziale di TWILIGHT è lecito attendersi un Woody Allen di quelli che restano nella memoria.

Forse gli organizzatori della maggiore manifestazione cinematografica al mondo non hanno avuto nemmeno il tempo di pregustare tanto glamour d'epoca prima di ripiombare in una delle grane ricorrenti di questi tempi. Come intitola Le Monde, la festa è finita. Colonna essenziale della manifestazione, celebre canale televisivo privato ma, soprattutto, primo finanziatore privato del cinema francese e proprietario del terzo catalogo più importante di film al mondo (oltre che talvolta malcelato monopolizzatore di una buona fetta della programmazione&), Canal + si è deciso per un taglio micidiale. Dalle molte centinaia di milioni di euro versati in funzione di ogni edizione del festival da vent'anni a questa parte, a soli cinquanta; dai 500 collaboratori inviati sul posto ogni anno a una misera cinquantina, destinata ad assicurare un minimo di emissioni. Della prepotente istituzione Canal+ a Cannes non rimarrà che il commento durante l'entrata alla proiezione serale, inserito nel Grand Journal. Nessun'altra delle debordanti presenze che appartenevano all'immaginario del Festival quanto le palme e il tappeto rosso: non più l'infilata di stendardi lungo la Croisette, non più i due enormi studios sulla spiaggia per gli spettacoli con i celebri Guignols, le interviste alle star, gli incontri d'affari. E nemmeno la grande festa in collina, storica e mediatizzata rincorsa a champagne e pasticcini fin dall'epoca di Brigitte Bardot.

Sono fastidi grassi per l'altro versante, buona parte dei 35000 accreditati (fra festival e Mercato), dei 5000 rappresentanti dei media internazionali. Questi tenderanno piuttosto a rallegrarsi alla solita notizia dell'ultima ora: l'aggiunta ai più seri pretendenti alla Palma d'Oro di THE SALESMAN di Asghar Farhadi. Per tutti coloro che sono ancora scossi dalle atmosfere ipnotiche dei due precedenti capolavori del regista iraniano, IL PASSATO (2013) e UNA SEPARAZIONE (2011), Orso d'Oro a Berlino e Oscar per il Miglior Film straniero) le scommesse più grame sull'attualità finanziaria saranno rinviate a dopo quelle altrettanto azzardate sul fortunato laureato della prossima Palma d'Oro.

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