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MEKTOUB, MY LOVE: CANTO UNO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 settembre 2017
 
di Abdellatif Kechiche, con Shain Boumedine, Ophélie Bau, Slim Kechiouche (Francia, 2017)
 

Apprendista sceneggiatore, Amin ritorna a Sète nel 1994 . E' la sua città natale, la sua famiglia, gli amici d'infanzia, l'estate. Il giovane passa il proprio tempo tra il ristorante tunisino gestito dai genitori, i bar del quartiere, la spiaggia, le ragazze in vacanza. Affascinato, Amin le contempla, contrariamente a suo cugino Tony, che non si tira indietro. Quando giungerà però il tempo d'amare sarà solo il destino, il mektoub del titolo appunto, a decidere.

Girando questo che potrebbe non essere che un primo atto, Kechiche è reduce da un film come La vie d'Adèle: non una passeggiata, anche per un cineasta che non ha mai disdegnato le grandi emozioni e i confronti a viso aperto. Un capolavoro dalla naturalezza rara, libero ed emozionante, ma anche dalla tenera generosità di un cinema che fa cadere le maschere. Un film dopo il quale non era facile continuare.

Com'era d'altra parte anche Adele, Mektoub è un film lungo,180 minuti, nati da molto materiale filmato, e destinato ad essere seguito da un altro paio di successivi episodi. E com'è sempre successo, Kechiche si serve di questi suoi tempi così protratti per scrutare a fondo, in un modo che riesce a pochi altri cineasti, i suoi personaggi. Dal l tempo che trascorre sui loro visi, sui comportamenti, talvolta nelle parole nascono allora, quasi a controvoglia, gli amori, le amicizie, le disillusioni, le gelosie.

Adattando il romanzo di François Bégaudeau, filmando quell'estate, quei personaggi, quell'indolenza affondata nel desiderio, il regista sembra sfidare come poche altre volte gli è successo quelle possibilità. Le situazioni, i personaggi si seguono e si ripetono, all'infinito: e se il film riesce a sopravvivere a queste stasi lo deve alla qualità della direzione d'attori. Kechiche sembra talvolta filmare il vuoto, ma creando un'attesa. L'adolescenza, la vita è fatta anche di questi vuoti: al regista riesce di filmarli in un atto di fraterna sensualità.


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