3827 recensioni a vostra disposizione!
   
 
 

VIOLANTA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 ottobre 1978
 
di Daniel Schmid, con Lucia Bosé, Maria Schneider, Lou Castel, Ingrid Caven, Gérard Depardieu, François Simon (Svizzera, 1978)
 

 (Pubblicato in origine su Azione del 26 ottobre 1978)

Dopo L'ombra degli angeli (1976), il film girato con Rainer Fassbinder (qualcuno dice il film “di” Fassbinder) e l'opera che Daniel Schmid dice di preferire, il regista svizzero ritorna ai paesaggi di casa nostra: il Grigioni di maggio, con l'ultima neve che sfiora gli abeti più alti, il paese di Soglio.

Ritorna, ancora una volta, ad un tema tipico della letteratura popolare: dopo il castello isolato di Stanotte o mai più (1972), dopo l'amore folle di La Paloma (1974), dopo la prostituta ammalata di L’ombra degli angeli ecco l'intrigo di famiglia. Violanta è tratto da un soggetto di Conrad Meyer, con Keller il massimo esponente della nostra letteratura popolare del secolo scorso. Una donna-giudice, padrona di una valle che, pur di far rispettare l'ordine e il potere, uccide e violenta le leggi naturali: impedendo ai propri figli di unirsi, di amare, di vivere naturalmente.

Schmid ha modificato la storia di Meyer. Come già Freud in passato, è la biografia dello scrittore che lo ha interessato. Meyer, morto nel primo istituto psichiatrico svizzero, era vissuto accanto alla sorella, con un legame al limite dell'incestuoso. Nella sua opera (ed è ciò che aveva interessato Freud, che lo aveva definito un caso di psicologia patologica) Meyer affibbia alla madre una serie di presunti amanti. Così facendo, fa della propria sorella una sorellastra, creandosi cosi, più o meno consciamente, un alibi nei confronti della morale e della società.

Il tema intimo di Violanta è allora quello del potere che distrugge l'istinto, il naturale. Lo dice a Violanta il personaggio di Lou Castel, presunto fratellastro di Maria Schneider: “Le regole, le leggi, non so che farmene; quello che voglio è vivere come mi piace”. A Violanta interessa invece conservare l'ordine: una volta trasmesso alla figlia, il proprio ruolo sarà terminato, e potrà quindi togliersi la vita.

Dell'ultimo film di Daniel Schmid colpiscono innanzi tutto le diversità, rispetto alle opere precedenti; poi, le costanti. Le diversità: Heute nacht oder nie e La Paloma furono qualcosa di ben preciso nel cinema degli ultimi dieci anni. La rivelazione di un creatore straordinario di atmosfere, di un mondo nel quale sogno e magia univano colori e suoni per fonderli in un mondo romantico, decadente, di estrema seduzione. L'invenzione onirica di Schmid non era mai fine a se stessa. In Stanotte o mai più l'incanto della rappresentazione teatrale che i padroni mettevano in scena per i servi era spezzato da una lucida coscienza. Quella di rappresentare la propria morte. E se in Heute nacht oder nie la borghesia dipingeva la morte dei propri riti, nella Paloma questa denuncia dei cliché decadenti, del melodramma più languido spinto fino alla scelta di un dialogo da fotoromanzo, raggiungeva degli effetti che non erano soltanto poetici ma anche sociali se non politici.

Che invece Schmid abbia avuto il timore di cadere nel narcisismo di un cinema decorativo ma fine a se stesso, che sia stato il sentimento di non poter continuare a fare il medesimo film in eterno? Quello che è certa è la sua volontà, già in L’ombra degli angeli  ma evidentissima qui, di volersi agganciare ad una storia, ad un racconto con un inizio ed una fine. Un suo desiderio di semplificazione, di essenzialità che solo l'aneddoto gli poteva dare.

Il risultato sono le immagini di Violanta: al tempo stesso realistiche e fantastiche. Al tempo stesso, per questa loro duplicità, affascinanti ma anche contraddittorie e confuse. Schmid sostiene che il vero mistero della vita risiede nella realtà, che il fantastico sta nell'evidenza delle cose. Per questo i suoi fantasmi, quelli delle sequenze centrali nelle grotte della Via Mala (che rappresentano una specie di subcosciente dei personaggi), sono mostrati in modo netto, lontano da quelle tipiche atmosfere sfumate con le quali il cinema ci mostra tradizionalmente i fantasmi. Accentuandone il carattere falso, da cartapesta. Ma Violanta denuncia anche le difficoltà che il regista incontra in questo suo incontro con la realtà, con la precisione dell'aneddoto, della riflessione ideologica. A un maestro dell’intuizione istintiva, dell'invenzione epidermica sulle situazioni, sui colori, sulle musiche, dell'abbandono romantico che non rifiuta per questo la sintesi espressiva (si pensi al momento, indimenticabile, della scena sulla vetta del Pilatus in La Paloma, si comprendono difficilmente certi risvolti di Violanta, non fosse che per l'impossibile parlata italiana di Lou Castel, assurda anche se intesa come brechtianamente distanziata...

Rimangono le costanti, che fanno di Daniel Schmid il cineasta istintivamente più geniale del cinema svizzero. Rimangono le illuminazioni di linguaggio del quale le pennellate saranno ancora evidenti fra vent'anni. La dolcezza inconfondibile del suo ritmo, che muove la cinepresa, che fa muovere gli attori nello spazio dello schermo. Una dolcezza che non è mai sdolcinata: ma che, al contrario, impone al racconto una sua violenza insostenibile. Il fascino del film è proprio nella dolce violenza con la quale il regista impone la volontà suadente di Violanta; quella delle leggi, della Storia alla quale inutilmente si ribellano Lou Castel e sua madre, Ingrid Caven. E quindi la purezza dei colori che nascono dalla paletta di Renato Berta, tesi anch'essi a violentare il racconto. E l'arte di spingere gli attori di un cast stellare (Lucia Bosé, Maria Schneider, Lou Castel, Ingrid Caven, Gérard Depardieu, François Simon!) oltre la soglia del possibile, grazie al ritmo che concede loro tutto il tempo per abbandonarsi nel viaggio verso il fantastico.

Ritratto vibrante di tre donne, riflessione sulle leggi dell'istinto e della ragione, confessione autobiografica di trasparente, accorata parabola sull'intransigenza del potere,Violanta è forse un film di transizione, non privo di incertezze: ma che contiene i bagliori di un mondo poetico disperato di rara emozione.

 


   Il film in Internet (Google)
  Film dello stesso regista

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

 
 
Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda