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ASTEROID CITY Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 24 ottobre 2023
 
di Wes Anderson, con Jason Schwartzman, Scarlet Johansson, Tom Hanks, Tilda Swinton, Adrien Brody, Matt Dillon (STREAMING)) (Stati Uniti, 2023)

Disponibile in streaming/VOD

 

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Su ASTEROID CITY non è semplice dissertare, meglio seguire le tracce dell'autore. Il film precedente dell'ormai over cinquantenne Wes Anderson è stato, nel 2014, il prezioso GRAND BUDAPEST HOTEL. Su Filmselezione si diceva del regista come si fosse ormai costruito un universo tutto suo. Fatto di uno stile inconfondibile, virtuosistico, talvolta fino ai confini del manierismo, controllato e auto referenziale fino a sfidare il compiacimento, sempre in un tono dalla rara coerenza, nel nonsenso comico come nel desiderio di stemperarlo finalmente nella fiaba.

Costruiva allora una fuga in avanti, tragicomica, non ancora angosciosa grazie alle sue tipiche, minuziose miniature, i piani statici e simmetrici che intendono intervenire sull'assurdo. Un fardello non di poco conto quel piccolo mondo deliziosamente immaginario cui assistiamo anche all'inizio di ASTEROID CITY. Poi, cos'è che allora che mutava progressivamente la nostra ammirazione in disattenzione, la meraviglia in noncuranza, la comicità in caricatura? Forse una sceneggiatura dilatata e compiacente, tutta in funzione di un piacere per la forma, ma a scapito di personaggi e situazioni. Un effetto di troppo pieno, come quando da ragazzini si sognava di svaligiare la pasticceria.

Da quanto durava il cammino ambizioso di Wes Anderson? Perlomeno dal mitico I TENENBAUM,  nel 2001: nel genere ironia e derisione, evviva il nonsenso, un calcio alle istituzioni ed una sberla ai benpensanti eccone uno (autore un po' misterioso di due film, BOTTLE ROCKET e RUSHMORE molto apprezzati dalla critica attenta americana) che forse s'avvia da gigante in divenire.

Mai completamente svitato, mai veramente esilarante I TENENBAUM era un film dalle situazioni e gli ambienti curiosi e sapienti, come potrebbero essere quelli di un romanzo di John Irving. Ciò che non si capiva esattamente era se quel  "mai veramente" dipendesse dall'incapacità di Anderson nel significare una dimensione veramente critica ed assurda, padrona  di sé stessa.

Eccoci ora a ASTEROID CITY, sulle ali entusiaste di un impatto estetico innegabile. Quanto è maturato? E' l'undicesimo film di un cineasta giustamente compiaciuto delle proprie  malinconiche tinte pastello, destinate ad accogliere riflessioni non sempre evidenti. Un teatro in miniatura, nel quale iscrive il proprio museo di bambole. Un immneso cratere nell'immensità del deserto del Nevada, un extraterrestre particolarmente gentile destinato ad impressionare il gruppo di giovani scienziati sequestrati in quarantena, i movimenti di macchina laterali, a filmare le facciate di un villaggio da cartone animato.. Un cast, come sempre nel caso di Anderson, di'attori celebri e compiacenti: Adrien Brody, Tilda Swinton, Tom Hanks, Steve Carell, Margot Robbie, Dcarlet Johansson, Matt Dillon, Edward Norton, Willem Dafoe, Jason Schwartzman...

 Un film a tratti avvincente, ma disabitato; da amare o detestare.

* Vogliate p.f. cliccare su www.filmselezione.ch per la lettura completa della raccolta di critiche cinematografiche FILMSELEZIONE di Fabio Fumagalli

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 On ASTEROID CITY it is not easy to dissertate, better to follow in the footsteps of the auteur. The previous film of the now over-50-year-old Wes Anderson was, in 2014, the precious GRAND BUDAPEST HOTEL. On Filmselection it was said of the director how he has now built a universe all his own. Made of an unmistakable style, virtuosic, sometimes to the borders of mannerism, controlled and self-referential to the point of defying complacency, always in a tone of rare coherence, in comic nonsense as in the desire to finally dissolve it in the fairy tale.

He then constructs a tragicomic, not yet distressing flight forward thanks to his typical, meticulous miniatures, the static and symmetrical planes that intend to intervene on the absurd. Not a small burden that deliciously imaginary little world we witness even at the beginning of ASTEROID CITY. Then, what is it then that gradually changes our admiration into inattention, wonder into disregard, comedy into caricature? Perhaps a dilated and complacent script, all in the service of pleasing the form, but at the expense of characters and situations. An effect of being too full, like when as a kid you dreamed of robbing the bakery.

How long has Wes Anderson's ambitious journey been going on? At least since the legendary I TENENBAUM, in 2001: in the genre of irony and mockery, nonsense, a kick to the institutions and a slap in the face to the well-meaning, here is one (the somewhat mysterious author of two films, BOTTLE ROCKET and RUSHMORE, much appreciated by attentive American critics) who is perhaps a giant in the making.

Never completely unhinged, never truly exhilarating TENENBAUM was a film with curious and knowing situations and settings, like those of a John Irving novel. What was not exactly clear was whether that 'never really' depended on Anderson's inability to signify a truly critical and absurd, self-possessed dimension.

Here we are now with ASTEROID CITY, on the enthusiastic wings of an undeniable aesthetic impact. How far has it matured? This is the eleventh film by a filmmaker who is justifiably pleased with his melancholic pastel shades, designed to accommodate reflections that are not always obvious. A theatre in miniature, in which he inscribes his own doll museum. An immense crater in the immensity of the Nevada desert, a particularly kind extraterrestrial destined to impress the group of young scientists sequestered in quarantine, the lateral camera movements, filming the facades of a cartoonish village... A cast, as always in Anderson's case, of celebrated and complacent actors: Adrien Brody, Tilda Swinton, Tom Hanks, Steve Carell, Margot Robbie, Dcarlet Johansson, Matt Dillon, Edward Norton, Willem Dafoe, Jason Schwartzman...

 A film at times compelling, but uninhabited; to love or loathe.

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