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LAND OF DREAMS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 febbraio 2023
 
di Shirin Neshat e Shoja Azari, con Sheila Vand, Matt Dillon, William Moseley, Isabella Rossellini, (FOR ENGLISH VERSION SEE BELOW) (Stati Uniti, 2021)
 

FOR ENGLISH VERSION SEE BELOW

Presentato alla Mostra di Venezia nel 2021 Land of Dreams è un film prezioso (forse fin troppo) e curioso, girato dall’artista Shirin Neshat di origine iraniana ma residente negli Stati Uniti, coadiuvata dal marito Shoja Azari. Una pellicola sicuramente impregnata dalle intenzioni e la qualità di uno sguardo particolare, da parte di qualcuno abituato da tempo al MoMA di New York. Videomaker esperta, vicina alla Mostra, dove già nel 2009 si era vista assegnare un Leone d’Argento grazie al suo Donne senza uomini.

Ma non è tutto. Oltre alla presenza nel cast di una vivace ed ormai rara Isabella Rossellini il progetto Land of Dreams sorprende. Non fosse che per la presenza di un nome come quello di Jean-Claude Carrière, sceneggiatore mitico dei capolavori di Luis Bunuel , scomparso pochi mesi dopo l’uscita del film, l’autore di Il diario di una cameriera, Bella di giorno, La via lattea, Il fascino discreto della borghesia, Quell’oscuro oggetto del desiderio…

Di certo casualmente, il film sembra riflettere quest’ultimo titolo. Neshat e Carrière illustrano la storia di Simin (la brava Sheila Vand del notevole A Girl Walks Home Alone at Night) che attraversa l’America delle distese sconfinate solcate dai fari notturni delle auto, con i cantanti, smarriti nei bar dalle insegne colorate fino all'ossessione. Un universo che conosciamo da tempo. Ma che gli autori spediscono qui in un surrealismo che avrebbe potuto sedurre: a somiglianza delle poesie in farsi che si fondono nei ritratti concreti di Neshat in una dimensione fra sogno e ambiguità. Proprio come quella di Simin che per un’agenzia di censimento si occupa di “sorvegliare” i cittadini americani allo scopo di garantire la loro sicurezza...

Si vorrebbe allora una satira, animata da un retroscena politico, che giunga a trattare argomenti come razzismo o xenofobia. Ma la cornice, di certo sontuosa, rimane tale. Mentre la distante eccentricità di Land of dreams si fa sempre più inconsistente.

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Presented at the Venice Film Festival in 2021 Land of Dreams is a precious (perhaps too much so) and curious film, shot by the artist Shirin Neshat of Iranian origin but resident in the United States, assisted by her husband Shoja Azari. A film undoubtedly imbued with the intentions and quality of a particular gaze, by someone long accustomed to MoMA in New York. An experienced videomaker, close to the Festival, where she was already awarded a Silver Lion in 2009 for her Women without Men.

But that's not all. Besides the presence in the cast of a lively and now rare Isabella Rossellini, the project Land of Dreams is surprising. If only for the presence of a name like that of Jean-Claude Carrière, mythical scriptwriter of Luis Bunuel's masterpieces, who died a few months after the film's release, the author of The Diary of a Maid, Beauty by Day, The Milky Way, The Discreet Charm of the Bourgeoisie, That Obscure Object of Desire...

Certainly coincidentally, the film seems to reflect the latter title. Neshat and Carrière illustrate the story of Simin (the talented Sheila Vand of the remarkable A Girl Walks Home Alone at Night) who traverses the America of boundless expanses ploughed by the nighttime headlights of cars, with singers, lost in bars with coloured signs to the point of obsession. A universe we have long known. But which the authors send here into a surrealism that could have seduced: in the likeness of the Farsi poems that merge into Neshat's concrete portraits in a dimension between dream and ambiguity. Just like that of Simin, who for a census agency is in charge of "surveilling" American citizens in order to ensure their safety.

One would then wish for a satire, animated by a political backdrop, that would go as far as dealing with topics such as racism or xenophobia. But the frame, certainly sumptuous, remains so. While the distant eccentricity of Land of dreams becomes increasingly insubstantial.

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