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ELIA KAZAN, CAPOLAVORI DA RIVEDERE: IN DVD, STREAMING, VOD...
Data della recensione: 21 aprile 1977
Se questo film, per molti aspetti di una sensibilità fremente, lascia alla fine un poco disorientati credo dipenda dal fatto che è la somma di tre grandi personalità: Scott Fitzgerald, dal romanzo incompiuto del quale è tratto il soggetto, il grande sceneggiatore ed uomo di teatro Harold Pinter, ed Elia Kazan. Non è la prima volta, tutt'altro, che Hollywood guarda sé stessa, i suoi mostri sacri, le proprie degenerazioni. Ma Scott Fitzgerald aveva dei propri eroi (e così di questo produttore nel film, Monroe Stahr, onnipotente sul lavoro quando fragile nella vita privata) una visione romantica: egli partecipava intensamente al destino del proprio personaggio, un uomo capace e pagato per creare il sogno e per sognare, ma incapace nella vita di affrontare la realtà.
Per Pinter, uomo del mistero, del non-compiuto (si pensi ai suoi capolavori con Joseph Losey) è probabilmente il vuoto, l'interrogativo che rimane dietro a questo romanzo e a questi personaggi non terminati il fatto che lo ha affascinato. Elia Kazan, infine, è l'americano immigrato, con tutti i suoi problemi di razza, di politica (AMERICA AMERICA, THE ARRANGEMENT ed anche il suo simile e splendido I VISITATORI, girato in 16 mm, erano esplicitamente autobiografici) che vuole distruggere il mito delle illusioni americane, dell'approccio romantico alla vita, della riuscita materiale.
Ebbene, è la personalità di Pinter, quella che riesce a prevalere. Kazan porta al film il suo straordinario potere nella direzione degli attori, di un cast imponente. Mitchum, Dana Andrews, Tony Curtis, Carradine, Ray Milland, ed i "nuovi" Jack Nicholson e de Niro (nel miglior ruolo della sua carriera finora) non sono collocati a caso. Ma rappresentano il Mito, un momento preciso di Hollywood e dell'America, quello che il film doveva sottolineare esattamente.
Se talvolta traspare il lirismo delle opere di mezzo di Kazan (EAST OF EDEN, WILD RIVER ed il capolavoro, SPLENDOR IN THE GRASS) si sente che il regista si è volutamente frenato (questa è certamente l'opera meno violenta di Kazan) per favorire il ruolo di Pinter. Sua (di Pinter) è tutta la parte finale, l'uomo spezzato dalla realtà privata, il fabbricante di sogni che deve ricominciare. Sua l'intuizione più grande del film, la sequenza del nichelino, e l'idea di ripeterla alla fine, quando la vicenda privata di de Niro, ed il significato di "fare del cinema" diventano la stessa cosa.
Come è sempre accaduto, i film di Kazan sono pieni di contraddizioni: bisogna apprezzarne la parte migliore e talvolta sublime (il suo potere di personalizzare in un attore tutto il significato di un'opera: una volta James Dean o Brando, oggi de Niro), il suo lirismo sensibile (le sequenze nella villa incompiuta, l'esitazione esistenziale, amorosa ad erotica del protagonista), lo scontro fra due personalità così dissimili come quelle delle sequenze fra Jack Nicholson e de Niro. THE LAST TYCOON è un film sul sogno e sulla realtà. Basato sugli scritti di due amanti del sogno; e filmato da un regista che per tutta la vita ha voluto denunciare il sogno. Fascino e contraddizioni del film stanno allora in queste tendenze che, di volta in volta, tendono ad avere il sopravvento.
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ELIA KAZAN, MASTERPIECES TO REVIEW: IN DVD, STREAMING, VOD..
* * * THE LAST TYCOON, by Elia Kazan, with Robert De Niro, Tony Curtis, Robert Mitchum, Jeanne Moreau, Ingrid Boulting, Jack Nicholson, Donald Pleasence, Theresa Russell, Dana Andrews, Ray Milland, John Carradine, Anjelica Huston (United States, 1976)
Date of review: 21 April 1977
If this film, in many aspects of a quivering sensibility, leaves one a little disoriented in the end, I think it is the sum of three great personalities: Scott Fitzgerald, from the unfinished novel on which the subject is based, the great screenwriter and theatre man Harold Pinter, and Elia Kazan. It is not the first time, far from it, that Hollywood looks at itself, its sacred monsters, its degenerations. But Scott Fitzgerald had his own heroes (and so did this producer in the film, Monroe Stahr, omnipotent at work when fragile in his private life) a romantic vision: he participated intensely in the destiny of his own character, a man capable and paid to create the dream and to dream, but incapable in life of facing reality.
For Pinter, a man of mystery, of the unfinished (think of his masterpieces with Joseph Losey) it is probably the emptiness, the question that remains behind this novel and these unfinished characters that fascinated him. Elia Kazan, finally, is the American immigrant, with all his problems of race, politics (AMERICA AMERICA, THE ARRANGEMENT and also his similar and splendid The VISITORS, shot in 16 mm, were explicitly autobiographical) who wants to destroy the myth of American illusions, of the romantic approach to life, of material success.
Well, it is Pinter's personality that manages to prevail. Kazan brings to the film his extraordinary power in the direction of the actors, of an imposing cast. Mitchum, Dana Andrews, Tony Curtis, Carradine, Ray Milland, and the "new" Jack Nicholson and de Niro (in the best role of his career so far) are not placed at random. But they represent the Myth, a precise moment in Hollywood and America, which the film was intended to highlight exactly.
If at times the lyricism of Kazan's middle works (EAST OF EDEN, WILD RIVER and the masterpiece, SPLENDOR IN THE GRASS) transpires, one feels that the director has deliberately restrained himself (this is certainly Kazan's least violent work) to favour the role of Pinter. His (Pinter's) is the whole final part, the man broken by private reality, the dream maker who has to start again. His is the greatest intuition of the film, the nickel sequence, and the idea of repeating it at the end, when de Niro's private life and the meaning of "making cinema" become the same thing.
As has always happened, Kazan's films are full of contradictions: one has to appreciate the best and sometimes sublime part (his power to personalise in an actor all the meaning of a work: once James Dean or Brando, today de Niro), his sensitive lyricism (the sequences in the unfinished villa, the existential hesitation, love and eroticism of the protagonist), the clash between two personalities as dissimilar as the sequences between Jack Nicholson and de Niro. THE LAST TYCOON is a film about dream and reality. Based on the writings of two dream lovers; and filmed by a director who has wanted to denounce the dream all his life. The film's fascination and contradictions lie in these tendencies which, from time to time, tend to get the upper hand.
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