SOTTO IL SOLE DI SATANA (SOUS LE SOLEIL DE SATAN) |
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di Maurice Pialat, con Gérard Depardieu, Sandrine Bonnaire, Maurice Pialat
(Francia, 1987)
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Che questo sia stato il film più litigato dell'anno non dovrebbe destare meraviglia. Poiché l'idea di mettere assieme Bernanos ed il regista più naturalista della Francia, per non dire del mondo, era la tipica operazione da diavolo e acqua santa. (E Pialat, ora che le acque si sono calmate, e la Palma di Cannes nolente o volente è arrivata , incomincia ad ammettere ciò che l'evidenza delle immagini del film suggeriva a prima vista: e cioè che a lui, dei problemi dell'abate Donissan e comprimari, non gliene importava un bel niente). Tutto ciò nel film si vede, e come. Come si vede, bisogna pur intenderci, che SOUS LE SOLEIL DE SATAN contiene fior di pagine scritte con maestria (l'incontro con il diavolo, il miracolo, tutte le sequenze con Sandrine Bonnaire). Ma il problema è un altro: Pialat, nel mondo del cinema, rappresenta qualcosa di più di un magistrale illustratore. Rappresenta un modo di filmare, di far vivere l'istante di una situazione, di un attore con una immediatezza, una verità lontana da ogni accademismo che non riesce a nessun altro al mondo (forse a Cassavetes, ma per altre ragioni). LOULOU, A NOS AMOURS o POLICE, che sono dei film anche incompiuti, contengono queste pagine preziose ed inimitabili: che tutta la perfezione di SOUS LE SOLEIL DE SATAN non potrà mai avvicinare. Qualcuno ha detto che Depardieu nel film è come una mongolfiera che non riesce mai a decollare: ma l'impossibile decollo è quello dal testo di Bernanos. Al quale le immagini di questo Pialat non aggiungono (quasi) nulla.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
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