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di Salvatore Piscicelli, con Marco Testa, Daniele Marchitelli, Iaia Forte
(Italia, 1992)
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Quinto lungometraggio dell'autore di IMMACOLATA E CONCETTA che a Locarno aveva avuto l'argento nel 1977. Ancora Napoli, ed ancora la Napoli suburbana: un ragazzino di nove anni, testimone e partecipe (talvolta un po' ai limiti del credibile) di una storia di piccola malavita, di furti, di scippi e, naturalmente, di droga. Piscicelli non vuole il dramma all'americana e nemmeno quello all'italiana (il neo-neorealismo di Marco Risi...): e allora s'inventa qualcosa di nuovo, magari d'istruttivo, ma non proprio di dilettevole. Un modo più o meno scanzonato (con musichetta alla Nino Rota dei poveri, insopportabile) per dipingere i suoi drammi: quello dell'ottica del ragazzino, presunta pura, disincantata, lucida e magari anche inedita. Troppa grazia: diretti in modo approssimativo (forse sono gli sfondi, la sola cosa che sembra autentica nel film) i suoi tipetti fanno molto Carosello: non tanto napoletano, quanto sui formaggini.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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