La leggerezza dell'essere e dell'individuo, è il tema centrale del cinema di Michalkov: scivolare dal sorriso alle lacrime, ricamare sull'incostanza degli individui, sulla relatività del tempo, della memoria, delle verità conclamate, il grande regista russo lo ha fatto dai tempi di PARTITURA INCOMPIUTA PER PIANO MECCANICO (1976), se non da sempre. Quale miglior occasione di perpetuare questo suo tema dell'incontro con qualcuno come Marcello Mastroianni, e con un mondo - quello italianissimo di Fellini - ch'egli ammira profondamente? OCCHI NERI è, già sulla carta, una grande idea di produttore. E la dimostrazione che la coproduzione internazionale, indicata ai tempi come una delle ragioni di spersonalizzazione del prodotto cinematografico, può condurre anche alll'intelligente osmosi culturale. OCI CIORNIE é Cecov, naturalmente, e uno dei più grandi: LA SIGNORA DEL CAGNOLINO ed altri racconti. Molte delle preoccupazioni del grande scrittore - e non soltanto quella più evidente di pittura di una classe in via di scomparsa - sono state le medesime del regista di OBLOMOV.
OCI CIORNIE è Fellini (e non è necessariamente la parte più interessante del film): l'Italia, un'Italia magnificata e non disitalianizzata come aveva fatto Tarkovski in NOSTALGHIA.
Ma OCI CIORNIE è soprattutto l'incontra fra Michalkov e l'Attore - cosa essenziale al suo cinema - ed a Marcello Mastroianni in particolare. Non perché si tratti di un "film d'attori", sarebbe sminuirne il valore: ma perché questo incontro traduce esattamente tutta l'arte di far cinema di questo regista (del quale i nostri schermi ignorano sfortunatamente gran parte dei capolavori).
Qui un uomo racconta, come ha perso la donna che amava, l'occasione per sfuggire alla mediocrità: ed il racconto, il piacere della memoria serve da sempre a Michalkov per ridare un corpo a dei fantasmi evanescenti. Un uomo racconta della propria leggerezza: e, lo dicevamo, ecco uno dei segreti del fascino del cinema del russo, la pittura dello scontro fra l'inesorabilità del destino, della vita, e la fragile leggerezza dell'uomo. Qui un uomo viaggia, tra l'Italia e la Russia: e, ancora, il viaggio é sempre servito all'autore come espressione del ricordo.
Evanescenza, bugia, contraddizione, artificio: Michalkov e Mastroianni hanno costruito su tutto ciò un'intera dimensione artistica. Così, le immagini di OCI CIORNIE raggiungono la grazia: la rottura di tono, tipica dell'autore, quel modo ineguagliabile di passare dal grottesco al sentimentale, al contemplativo, all'umoristico, al meditativo. Mastroianni, la deliziosa Elena Sofonava, i mille personaggi appena schizzati, i luoghi, le lingue, i sentimenti sono condotti con una libertà, una varietà, un virtuosismo, un'esuberanza incantevole.
Come sempre, il cinema di Michalkov trasforma la commedia tragicomica in interrogazione estetica ed esistenziale: in una delicata ed esaltante pittura, non certamente facile o come dirà forse qualcuno "commerciale" delle contraddizioni che costruiscono l'uomo.