C'è un po' di delusione per quest'opera che segue nella filmografia di Boorman quel sicuro capolavoro che è DELIVERANCE (UN TRANQUILLO WEEK-END DI PAURA). Anche se alcuni temi si rimandano da un film all'altro. La riflessione dei destini dell'uomo sempre più isolato dalla natura. La degenerazione di una violenza dell'individuo sulle leggi del mondo: cha lo conduce, qui, alla più grande delle degenerazioni, l'immortalità. Ma purtroppo, in questo mondo di anticipazione, Boorman arrischia di perdersi.
In DELIVERANCE, uno stile registico di una chiarezza esemplare lo aiutava ad aprire il proprio discorso su dei temi universali, partendo da un aneddoto banale. Qui, anche se è sempre l'avventura a costruire la molla della vicenda (impersonata da un Sean Connery ridicolo, una delle ragioni del fallimento del film malgrado la presenza di una Rampling mozzafiato), le ambizioni di affrontare i temi eterni, ma ancor più il fascino tecnologico di una estetica da "gadgets", le incertezze stilistiche di chi è costretto a dire troppo, finiscono col rendere il discorso semi-incomprensibile, col trasformare l'ambizione in presunzione.
Là, era nell'estrema linearità degli elementi figurativi (un fiume, una foresta, tre uomini, un lago) la ragione dell'estrema potenza espressiva del film. Qui, la molteplicità dei luoghi, degli avvenimenti, delle suggestioni estetiche finiscono per frantumare il discorso del regista. Che rimane, ovviamente, uno degli autori in circolazione da seguire attentamente.