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PRIMA DELLA RIVOLUZIONE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 ottobre 1980
 
di Bernardo Bertolucci, con Francesco Barilli, Adriana Asti, Morando Morandini (Italia, 1964)
 
La locandina del film
Che questo film girato nel 1964 da Bernardo Bertolucci (forse il suo prImo "vero" film, se LA COMMARE SECCA è un film "pasoliniano") appaia oggi in prima visione svizzera, la dice lunga sul come è trattato il cinema nel nostro paese. Detto questo, non è disinteressante rivedere oggi l'inizio della carriera del celebre (qualcuno dice troppo) autore di LA LUNA e di NOVECENTO.

Diciamo brevemente che nel cinema di Bertolucci si distinguono tre componenti ben chiare: i suoi legami all'ambiente in cui è nato, l'Emilia Romagna; che ne fanno, assieme a Fellini, l'autore più autobiografico del cinema italiano. L'amore, da cinefilo, per il cinema. E il professionismo di marca americana. In PRIMA DELLA RIVOLUZIONE quest'ultima componente è presente in modo meno evidente: sarà con IL CONFORMISTA e, ancor più, con ULTIMO TANGO e NOVECENTO ad imporsi in modo determinante. Delle altre due, la prima lo esalta. Le cose migliori del film sembrano appunto, a distanza di quasi vent'anni, la resa sensibile dell'ambiente (ricordiamo che il film narra dell'educazione sentimentale e ideologica di un giovane che ancora non ha conosciuto il '68, e che soffre le ambiguità del partito comunista e della propria estrazione borghese), il richiamo continuo e quasi morboso a Stendhal, la vita di provincia, il tema quasi ecologico della campagna minacciata assieme ai valori del passato. Il tutto reso con lirismo e maestria tecnica fin troppo evidenti, quasi al limite del manierismo. Ma con una notevole sensibilità che sfocia nelle bellissime sequenze finali, quelle del distacco e della fine delle illusioni, girate nel teatro parmense sullo sfondo del Macbeth verdiano.

È invece l'ultima delle componenti, l'amore per il cinema da cineteca, quello che sembra ingannare Bertolucci, perlomeno questo primo Bertolucci. Quel girovagare frenetico e insensato della cinepresa, quelle costruzioni tutte di testa sulle citazioni dei personaggi più che sulla logica del racconto, denunciano l'infatuazione, ai limiti della puerilità, del regista per la "nouvelle vague" e, in particolare, per Godard. Privo della ferocia corrosiva, delle motivazioni ideologiche più. che tecniche che motivavano i francesi di allora, PRIMA DELLA RIVOLUZIONE sembra allora inseguire vanamente quella naturalezza, quell'autenticità poetica nel legarsi ad un ambiente, a dei temi, dei personaggi che il regista troverà invece pienamente soltanto pochi anni dopo in STRATEGIA DEL RAGNO.


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