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GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 marzo 1975
 
di Luchino Visconti, con Burt Lancaster, Silvana Mangano, Helmut Berger, Romolo Valli, Elvira Cortese, Claudia Marsani, Stefano Patrizi, Claudia Cardinale, Dominique Sanda (Italia, 1974)
Ancora un grande film da Luchino Visconti, da un regista cioè che di film piccoli ne ha fatti pochi. Costretto ad una scelta precisa (girare tutto in interni questa sua opera di «convalescenza», per ovvi motivi fisici) Visconti sembra aver tratto un fruttuoso giovamento da quella che, a priori, poteva anche apparire come una limitazione. Chiusa fra quattro mura, costretta ad una riflessione registica imperativa e a un ripensamento spirituale totale, la vena artistica del regista si svolge qui con la purezza logica delle opere più alte della sua carriera.

In GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO l'arte di Visconti sembra essersi magicamente epurata: sono scomparse le tentazioni espressionistiche, quegli eccessi nell'accentuazione del linguaggio, vagamente decadenti, che pur nella loro alta sapienza compositiva avevano segnato LA CADUTA DEGLI DEI, LUDWIG e, in parte, anche quel capolavoro che è MORTE A VENEZIA. In GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO quest'uomo che si voleva malato e coinvolto in un processo di involuzione artistica, mi sembra ritrovare l'equilibrio espressivo sovrano di SENSO o del GATTOPARDO. Le illuminazioni esasperate che segnavano di rosso o di viola i visi dei protagonisti della LA CADUTA DEGLI DEI sono qui assenti, e così gli effetti di cosmetica che servivano al regista per decomporre i lineamenti di Ludwig. Qui l'arte cinematografica del regista (e non certo «teatrale» come questa potrebbe essere fraintesa, magari perché l'azione si svolge in «interni»…) è liberata da ogni traccia di procedimento.

GRUPPO DI FAMIGLIA, ed i primi splendidi venti minuti di film lo svelano immediatamente, è la trascrizione della violenza morale esercitata su di un individuo. Violenza che nasce, come in tutto il cinema significante, dal rapporto dei personaggi con l'ambiente che li circonda. Violentare l'ambiente (e mi pare inutile sottolineare l'incomparabile bellezza degli ambienti di Visconti) significa violentare il personaggio. Può accadere in un western, come in una commedia musicale.

L'irruzione del mondo esterno con la sua volgarità, la sua violenza, ma anche con l'ineluttabilità della sua presenza, in quello perfetto, incontaminato apparentemente saggio e sereno, ma anche astratto ed egoistico nella sua illusione di aristocratica superiorità spirituale, tutto questo Visconti lo evidenzia con la intrusione fisica dei personaggi esterni negli splendidi ambienti conservati degli appartamenti di Lancaster. Un'intrusione che acquista la forza inaudita di una lacerazione dolorosa. Si pensi alla prima visita nell'appartamento del piano superiore, il bagliore della finestra spalancata sui resti di una civiltà posseduta. E poi gli ambienti della casa abitata da Lancaster che, col proseguire del film, si schiudono via via all'occhio della macchina da presa e dei personaggi esterni come rivelati da un bisturi minuzioso, inesorabile. Fino a quello scoppio visivo che è il biancore clamoroso dell'appartamento inaugurato dagli inquilini di sopra: fine di un viaggio all'interno di un individuo.

Ogni sequenza del film, ogni movimento di macchina rappresenta una tappa di questo lavoro sullo sfondo e, di conseguenza sul carattere dei personaggi, sui significati morali della vicenda. Così è ancora l'ambiente a determinare l'istante perfetto nel quale i due personaggi principi dell'opera, Lancaster e Berger, sembrano per un istante poter raggiungere quella dimensione sognata ed impossibile della comprensione totale e della grazia: sarà nello stanzino interno, stilizzato al massimo nelle forme questo, rosso cupo, campana di vetro, utero ritrovato, matrice utopistica ove ricomporre l'armonia ideale.

E ancora, illusione di poter ricondurre il tempo, l'evoluzione storica, le diversità sociali, il trapasso delle generazioni: la grande costante di tutta l'opera di Visconti. Come l'eroe di SENSO, del GATTOPARDO o di MORTE A VENEZIA Burt Lancaster incarna il dramma del medesimo individuo, vittima lucida e consapevole di una situazione storica e sociale che eternamente si ripete. E Berger, che si suiciderà per non aver trovato la mano del padre, è anch'egli, potenzialmente, l'eroe viscontiano. Avvinghiato all'ingranaggio esistenziale intravvede soltanto il miraggio della verità, senza riuscire a raggiungere l'istante della dolorosa, improrogabile ma anche estremamente umana presa di coscienza. GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO è la descrizione serena di questo incontro impossibile, dominato dall'angoscia dell'intimo.


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