I detrattori non mancheranno di sottolineare certi momenti di stanca, che sono infatti ben evidenti. Ma, accanto a questi, come non riconoscere l'accuratezza nella scelta degli ambienti, la facilità del montaggio che fa scorrere il film perfettamente, la direzione degli attori, la precisione della musica di Stephane Grappelly. Blier ha la mano del regista: si pensi all'introduzione della splendida sequenza con Jeanne Moreau (in un breve, ma determinante episodio della sua carriera) ed al suo sviluppo, semplice, conseguente, privo di melodrammaticità ma non di profondità.

Tutto questo porta al raggiungimento di una atmosfera. Al dilà di eventuali incertezze c'è il raggiungimento di un tono, di uno stato di grazia nel quale a un personaggio si può far eseguire qualsiasi cosa e che si raggiunge al cinema solo quando si riesce a trascendere dall'aspetto più materiale delle cose, ad intervenire sulla realtà mutandola in sogno. LES VALSEUSES diventa in quei momenti una spensierata corsa verso la morte, o un'accorata rincorsa alla vita, che è tipica dei personaggi dipinti.