Gli manca non solo l'invenzione, da parte di una regista che finisce professionalmente il proprio prodotto ma non riesce che a sfociare in una banale love story. Gli manca soprattutto, essendo una storia sulla relazione con una sordomuta (e, oltretutto, su una vera sordomuta) la capacità di mettere in scena il silenzio.

In un film nel quale la protagonista si rifugia nel silenzio, rifiuta la pietà della parola, decide di esprimersi attraverso la gestualità, nulla più del cinema avrebbe potuto tradurre lo scontro dialettico fra questi elementi. Invece nulla, se non l'interpretazione commossa di William Hurt e quella straordinariamente in "prima persona" di Marlee Matlin."