Quiz: meglio una storia idiota filmata bene, oppure una (quasi) intelligente filmata male? Con quello che passa il convento, è il tema della settimana. Soluzione: meglio la prima (sottomarino superatomico sovietico che fugge in Occidente inseguito da buoni americani e cattivi russi) che la seconda (ritorno al Far West, grazie alla macchina per risalire il tempo del mitico Doc, a sistemare un paio di faccende avite). Di storie idiote filmate bene è piena la storia del cinema, arte di visionari governata da mercanti non necessariamente geniali, oltre che da sceneggiatori in mal d'ispirazione. A quelle dei Minnelli, Sirk o Spielberg che dir si voglia, si direbbe vengano ad aggiungersi quelle del nostro McTiernan (PREDATOR, DIE HARD): un cineasta dalla sensibilità a fior di pelle del quale sentiremo parlare.
Se le preoccupazioni psicologiche, ideologiche (per non parlare, in piena perestrojka, di quelle politiche) di questa sottomarinata da guerra fredda sono infatti discretamente risibili, la mano di chi le illustra è al contrario più che raffinata. Con degli attori ai quali non sembra dar tregua (primo fra tutti un sontuoso Sean Connery nelle vesti del comandante disertore), McTiernan s'incolla ai dialoghi, ai visi dei protagonisti, come alle pareti del suo spazio claustrofobico; o alle sagome appena intraviste dei vascelli che si sfiorano negli abissi, come giganteschi cetacei impazziti.
Luci, colori, suoni, forme, materie quasi accarezzate fino a diventare stranianti; che il regista manipola al tempo stesso con attenzione al reale, e con risultati che conducono al fantastico ed all'astratto. Appassionanti, di conseguenza, anche per allergici allo iodio.