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di Francesco Munzi, con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Anna Ferruzzo, Barbora Bobulova
(Italia, 2014)
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Potere (quanto sottovalutato!) di una sceneggiatura. Tentativo non inedito nel cinema italiano (da Francesco Rosi a Elio Petri, a Damiano Damian, a Matteo Garronem e via dicendo)i d'immersione nell'universo mafioso, qui nella ndrangheta con le sue conseguenze ancestrali sui nuclei famigliari oltre che sociali, questo terzo lungometraggio di Francesco Munzi (Migliore Opera Prima a Venezia nel 2004 con Saimir) ne è un ottimo esempio. I tre fratelli coinvolti progressivamente nell'Aspromonte calabrese in una di quelle successioni che dalla diffidenza reciproca conducono rapidamente alla violenza, quindi alla vendetta e infine a una sorta di disgregazione reciproca non sono mostrate nel segno dell'azione e dello spettacolo superficiale. Ma di una verifica condotta nell'intimità dei personaggi, fatta di silenziosa, partecipe osservazione, di tempi lunghi che si dilatano e eternizzano nello sfondo ambientale; complice anche il rispetto per l'autentica parlata calabrese (tradotta dai sottotioli). Una tragedia antica, una sua persistenza nella modernità, che la progressione perfetta della sceneggiatura rende avvincente.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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