Cronaca di una reclusione (parzialmente) dorata: quella di tutte (di certe) donne della cultura integralista costrette a subire, oltre a che a servire nel palazzo del Bey. Cronaca di un'umiliazione, ma anche di un silenzio: perché le vicissitudini della giovane figlia della serva di casa avvengono mentre fuori dalle spesse mura giunge l'eco di uno stravolgimento: quello della decolonizzazione del Maghreb.
Basato anche espressivamente sui silenzi, sulle tensioni che nascono nei ritmi immutabili di un quotidiano dilatato fino all'inverosimile, il film generoso ed indispensabile di Tlatli soffre un po' di quegli stessi umori che vuol condannare: è costruito con eccessivo, quasi accademico rispetto, la costruzione in flash-back e quella delle singole sequenze arrischia costantemente di diluirsi nella lentezza.
Ma l'importanza de I SILENZI DEL PALAZZO va ben oltre queste riserve espressive: il film è per molti aspetti indispensabile.
Tunisia
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